CAMMINO NEROVERDE. Bitonto, una partenza tra alti e bassi. Prima della cavalcata

  • 04 aprile 2020
  • Nicolangelo Biscardi

È il principio di Settembre. Ci si attende ancora caldo e afa, ma nella Val Sinni, a Francavilla, nel cuore della Basilicata a pochi passi dalla Calabria, c’è un nubifragio, il classico acquazzone estivo, a bagnare l’esordio del Bitonto nel girone H di Serie D. 

Parte dalla Lucania, dunque, il cammino dei neroverdi, che sin dai primi passi, mossi a luglio tra il raduno di Bitonto e il ritiro marchigiano di Camerino, si presentano con la voglia matta di fare grandi cose, e, perché no?, magari migliorare il quarto posto in classifica della scorsa stagione. Alla tolda del comando c’è Roberto Taurino, una vita da arcigno difensore, oggi allenatore giovane e in cerca di gloria. Una scommessa per tanti, non per il presidente Francesco Rossiello.

Il Bitonto parte a razzo. E, nonostante la pioggia battente, archivia la pratica Francavilla in poco più di un quarto d’ora: la zampata di Terrevoli, la botta da fuori di Biason, l’incornata di bomber Kikko Patierno. I neroverdi hanno un impatto devastante sul campionato e subito suonano il proprio squillo. Inevitabile, quando sai che le tue rivali principali si chiamano Foggia, Taranto, Audace Cerignola, Casarano. Più che una Serie D, a detta di tutti è una vecchia C2, o anche una quasi Serie C.  Nella ripresa, accorcia il Francavilla, Figliola chiude la porta a doppia mandata e il 3-1 finale è sinonimo di una squadra già sul pezzo, che mette alle spalle subito l’eliminazione in Coppa Italia di una settimana prima contro la Fidelis Andria e l’abbandono di Loiodice, che preferisce Cerignola al progetto bitontino.

La prima in casa è nel segno della contestazione: i tifosi neroverdi espongono uno striscione contro l’Amministrazione comunale perché al “Città degli Ulivi” staziona, in maniera desolante, una curva da 644 posti, nuova casa degli ultras, ma che non trova la sua realizzazione per i ritardi burocratici e le incomprensioni tra chi l’ha acquistata, la società Bitonto Calcio, e chi governa la città. Sul campo, invece, il Bitonto non sbaglia il colpo: i campani del Gladiator, squadra tosta, scorbutica e arcigna, vengono battuti per 2-0. Apre le marcature nel primo tempo il solito Kikko Patierno, su calcio di rigore, chiude la contesa in pieno recupero, nel finale, Turu Biason. Il Bitonto va, fa due su due, anche se qualcuno dagli spalti mugugna per non aver chiuso prima la partita. 

Mugugni che diventano più fragorosi all’indomani del derby di Fasano. Non è mai una partita banale, quella contro i biancazzurri, ma al “Vito Curlo” di Fasano – stadio intitolato ad una giovane promessa del calcio fasanese, prematuramente scomparso a soli 20 anni a causa di un tragico incidente stradale – il Bitonto fallisce l’allungo in vetta alla classifica nella sfida che oppone due delle tre capilista a punteggio pieno: partita ruvida, maschia anzichenò. Il Bitonto cede per 1-0, recrimina per le scelte arbitrali (gol nato da punizione a due in area molto dubbia, due contatti sospetti su Lattanzio nell’area di rigore dei padroni di casa) e medita sui motivi di uno stop inatteso.

Mugugni, abbiamo detto in precedenza. Che diventano contestazioni più aspre dopo l’inopinata e inattesa sconfitta casalinga contro il modesto Agropoli, squadra giovane, che passa in vantaggio dopo due minuti e riesce a portare in Campania una vittoria che manda in crisi il Bitonto: vani gli assalti neroverdi, tra gol annullati ed errori arriva la seconda sconfitta consecutiva e i primi dubbi della piazza. Ma, davvero, questo Bitonto è pronto per lottare per un campionato di vertice? Ma si sa, mai dare per morto un leone appena ferito. E quello neroverde saprà rialzarsi. E molto presto...


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