Dantedì al tempo del Coronavirus, lavori e letture sul web degli studenti delle scuole bitontine

  • 28 marzo 2020
  • Mario Sicolo

Pare fosse proprio la notte a cavaliere fra il 24 e il 25 marzo - ma, anche su questo gli studiosi, al solito litigiosi come bimbi birbi, non sono del tutto concordi, perché c'è chi propone quella tra il 7 e l'8 aprile... - il momento fatale in cui Durante di Alighiero degli Alighieri, più famoso come Dante, partì per il viaggio più appassionante del mondo. Fatto sta che quel dì marzolino ha festeggiato per secoli il capodanno fiorentino, in corrispondenza della ricorrenza dell'Annunciazione, 9 mesi prima della nascita di Gesù. Il 25 marzo, insomma, era stato designato come Dantedì, in attesa dell'anniversario di morte n°700 da celebrare il prossimo anno. Dunque, in quelle ore tremebonde e mute di luce, il Sommo poeta avrà pensato: "Nel mezzo del cammin di nostra vita

mi ritrovai per una selva oscura,

ché la diritta via era smarrita.

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura

esta selva selvaggia e aspra e forte, 

che nel pensier rinova la paura!". E tale gli sarà sembrata la nostra terra, nonostante l'impegno delle scuole bitontine riunite in un Comitato animato dal prof Nicola Fiorino Tucci, il cui motto tratto dall'inferno è significativamente "con l'animo che vince ogni battaglia". Avranno consolato l'austero viator le splendide declamazioni degli studenti del Liceo Classico linguistico Sylos, del Liceo Scientifico Galileo Galilei e dell"Istituto tecnico economico Vitale Giordano, i lavori degli appassionati ragazzi dell'Istituto industruale Volta, l'impegno encomiabile dei docenti, guide quasi più sicure del suo Virgilio, la coinvolgente diretta streaming dell'attore Emanuele Licinio della Compagnia Okiko drama, confinati tutti in anguste camere da quarantena. Poi, avrà volto tutt'intorno il suo guardo acuto e avrà notato "languir gli spirti per diverse biche" 

"Spegnersi per questo triste calle". Avrebbe voluto scuotere gli animi urlando

Considerate la vostra semenza:

fatti non foste a viver come bruti,

ma per seguir virtute e canoscenza". Avvolto dal silenzio struggente delle strade deserte, colpito dalle incertezze esiziali dei governatori, indignato dall'indifferenza fosca dell'Europa alla nostra sofferenza, memore del malaffare e dell'egoismo che affliggono le nostre malconce lande ben prime del virus, ha tuonato: 

«Ahi serva Italia, di dolore ostello,

nave sanza nocchiere in gran tempesta,

non donna di provincie, ma bordello!», con rapido gesto ha resettato il rosso manto ed è sparito.


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