L’affascinante storia della Società Sportiva “Miguel Ventafridda”

  • 08 marzo 2020
  • Mario Sicolo

Questa sera, vi parlo di un nostro grande antenato: Miguel Angel Ventafridda. E siamo agli albori del secolo scorso.

Volto pulito, sguardo ancor più lindo, era legato a doppio e triplo filo alla nostra città: il Padiglione per i cronici del Ricovero di mendicità del Complesso dei Cappuccini – “prova d’amore verso i poveri del suo paese natio” per un quotidiano dell’epoca – e il sontuoso palazzo, in cui vi sono oggi gli uffici del Commissariato in via Traetta, si devono all’avo di costui, il cavalier Giuseppe

Ma di più. C’è che, dall'agosto 1925 al 1928, il Bitonto calcio (con la denominazione Unione Sportiva Bitontina) era divenuto appunto la “Miguel Ventafridda” – me ne aveva parlato quel gigante invitto che fu Michele D’Acciò – e aveva allargato lo spettro delle attività anche ad altri sport. 

Dunque. La Società Sportiva Fascista del Dopolavoro “Miguel Ventafridda” aveva sede al civico 7 di Corso Vittorio Emanuele ed era praticamente sostentata a colpi di copiosi assegni dall’ingegnere sudamericano “eponimo”, per mezzo di bonifici del Nuevo Banco italiano. 

In breve tempo, divenne “ricca di gloriose tradizioni” e “rispettata in tutta la Puglia”. 

Così scriveva colui che ne sarebbe stato fiduciario facente funzioni: il professor Antonio Amendolagine

Gli iscritti rivolgevano “affetto entusiastico” e “profonda gratitudine”, prosegue colui che diverrà la tessera n° 1 della Gazzetta del Mezzogiorno, al generoso bonaerense, ogni volta che si imbarcava in un piroscafo e veniva a far visita ai suoi uomini. 

Si giocava ancora alla Gùglie, con la gente assiepata gratuitamente a bordo campo, ad ammirare la difesa poderosa di Albanese e Montanari, il genio tattico di Marasco e lo straripante attacco di Cagnetta, De Facendis e Vitone

Frattanto, Miguel si stava interessando affinché venisse costruito uno stadio vero e proprio. E, a questo scopo, ci si rimetteva nelle mani del Segretario politico del Fascio prof. Pasquale Ricci e al Commissario del Dopolavoro prof. Gaetano Murgolo

Il sodalizio, altresì, s’impegnava nell’organizzazione di importanti gare ciclistiche, come l’allora celeberrima XX Settembre

La “Ventafridda” era un autentico punto di riferimento per la comunità e svolgeva una grande opera educativa, dando vita anche a spettacoli artistici come quello che si tenne presso il Politeama Traetta, gentilmente concesso dall’impresa Fabiano e Balducci, con la proiezione di una pellicola in cinque atti “Riccardo cuor di Leone alla conquista del Sacro sepolcro”, una esibizione di avanguardisti ed atleti di un’accademia di fioretto guidata dal prof. Domenico Aruanno, cui assistette pure il vescovo Domenico Del Buono

Miguel Anguel Ventafridda – che, con tutta probabilità, doveva aver carpito la passione per il pallone dall’asso della Juventus Luisito Monti, imparentato con la moglie Sara Lia – morì il 23 giugno del 1938 a La Plata, col conforto della moglie e del figlioletto Miguelito, sua madre Francesca Brandi, i suoi numerosi fratelli e sorelle, i cognati (Barassi, Berri, Calia, i cognomi) e i nipoti. 

Insomma, fu un’avventura bellissima e breve come un sogno, quella della società sportiva che portò il nome luminoso di questo generosissimo figlio di bitontini emigrati in Argentina.


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