Le cento volte di Nicola Desantis

  • 26 luglio 2020
  • Danilo Cappiello

Le cento volte di Nicola Desantis, è il titolo della storia che andrete appena ad ascoltare.

Una storia di quelle belle da raccontare, di sani principi, di un calcio genuino, di infiniti valori umani e di un profondo attaccamento alle proprie radici. 

Già, perché il percorso calcistico di Nicola Desantis, parte proprio da Bitonto e da Bitonto, traccia poi il proprio futuro.

Dotato di un innato talento, di un piede destro geometrico e di una mente architettonica, il centrocampista classe 1978 non ha potuto far altro se non seguire la scia del proprio destino: diventare calciatore e lasciare estasiati tutti coloro che hanno avuto il privilegio di ammirarlo dal vivo e non in tutta Italia. 

Un tour del paese il suo lungo venti stagioni, alcune anche fra i professionisti, che nell’estate del 2015 lo riporta a casa, a Bitonto. 

Eppure, quella che sembrava essere destinata ad essere una favola dal lieto fine, si rivela quasi un incubo: poche luci, molte ombre, il peso delle troppe responsabilità che lo schiaccia, ed una piazza che lo elegge come capo espiatorio di una stagione fallimentare. 

Un’annata da dimenticare. 

L’occasione del riscatto però, si presenta immediatamente l’anno successivo con Nicola, che sembra un altro giocatore.

Ritrova il sorriso, lotta a tutto campo, recupera palloni, va in tackle deciso e poi disegna arcobaleni di calcio che sono scie di alba e tramonto che toccano il cielo, prima di posarsi sulle maglie dei propri compagni, rendendo suggestivo tutto il panorama. 

Giocate da fuoriclasse senza tempo le sue, che sotto forma di applausi, gli tornano indietro a mo’ di scuse da parte di tutta la piazza.

Quella stessa tifoseria che dopo il suo addio nel 2018, lo idolatra nel dicembre del 2019 quando a quarant’anni, sposa ancora la causa del Bitonto, lo fa in serie D e dopo alcune presenze raggiunge quota 100, come il titolo di questa storia che vi abbiamo raccontato. 

La storia di un ragazzo d’oro, di una persona educata, umile, gentile e disponibile che al calciatore, ha sempre fatto prevalere l’encomiabile valore dell’uomo.


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