Raffaello Fusaro firma il film sul ponte di Genova

  • 10 novembre 2020
  • Viviana Minervini

Un ponte nato tra due estremi. Il cordoglio per 43 vittime di quel tragico 14 agosto 2018, quando crollò il ponte di Genova, e l'orgoglio di una Nazione che prova a rialzarsi. È nato così “Un ponte del nostro tempo”, il docufilm del regista bitontino Raffaello Fusaro, voluto da Fincantieri e presentato di recente al Festival del Cinema di Roma. Un caleidoscopio di emozioni: commozione, fierezza collettiva e testimonianza di passione italica per il lavoro. Un inno al costruire che si oppone alla distruzione. 

Un lavoro cominciato con il taglio della prima lamiera l'11 marzo 2019, fino al varo dell'ultimo impalcato il 28 aprile 2020, che ha tenuto impegnati ingegneri, tecnici e maestranze arrivate da ogni parte d'Italia per ben 7 mesi. Un docufilm, quindi, che racconta la costruzione assieme alla testimonianza collettiva ed emotiva, un affresco di sentimenti che hanno guidato gli operai che, come pietre miliari, hanno sorretto con tenacia il ponte. 

Fusaro, dunque, ha unito immagini di repertorio a girato originale: dal ponte ancora ignaro della tragedia che stava per abbattersi sulla città, fino al quelle del crollo, alle macerie, ai soccorsi, al lutto. Tutto culmina con il al racconto fatto dall'archistar Renzo Piano, ripreso con lo sfondo del mare di Genova. 

A far da cornice per la narrazione, infine, la note jazz di Danilo Rea al pianoforte che ha suonato sotto al ponte in quella che ora si chiama Radura della memoria. Questo ponte, dunque, rappresenta la possibilità di edificare e poter fare poesia: la voglia di costruire qualcosa di bello per il domani.


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